Un giorno all’improvviso… – di Lia Pomponio
“Una nuova promessa letteraria. Paolo Zardi, autore padovano al suo primo libro, esordisce con sedici racconti da leggere tutti d’un fiato. E poi rileggere. E passare agli amici”.
Un libro d’esordio che sembra tutt’altro che l’opera di un autore esordiente. per lo stile, innanzitutto, che rompe con quanto visto e letto finora, raccontando, con coraggio, audacia e tenacia, la vita di tutti i giorni. Partendo dal corpo, come suggerisce il titolo stesso del libro. Antropometria è, infatti, la scienza che misura il corpo in tune le sue componenti, ed è attraverso il dettaglio fisico, o ciò che ad esso accade, che Paolo Zardi ci racconta la parte più intima dell’essere umano. Sedici storie in cui protagonisti e lettore sono indissolubilmente legati dalla penna di Zardi, perché ciò che ai protagonisti capita, spesso all’improvviso, è già un buon motivo per voler andare più a fondo nelle loro vile, di cui si conosce poco o niente. È solo continuando a leggere che si arriverà a scoprire, come quel fatto li ha costretti a ridefinire se stessi, come ha cambiato il mondo che li circonda e scolpito nuovi rapporti. Sedici racconti per “misurare” la vita, proprio attraverso ciò che non si può calcolare, né prevenire: l’imprevedibile.
Nella vita sei un ingegnere, come nasce, quindi, Paolo Zardi autore?
La scelta di studiare ingegneria, e quindi di diventare un ingegnere, si basa su considerazioni pragmatiche: ho un notevole interesse per la scienza, la mia vera passione è l’arte – non solo la scrittura, ma anche la pittura, la musica e la danza. Queste passioni sono rimaste sempre in secondo piano, fino a quando nel 2006 ho deciso di aprire un blog; grazie anche all’interazione con altri blogger, sono stato folgorato dal piacere della scrittura, in tutte le sue forme. Il passaggio alla fiction è avvenuto per gradi: all’inizio ho esplorato il mondo dei miei ricordi, cercando di ricostruirli in una forma letteraria; poi, è emersa la voglia di scoprire nuove realtà attraverso l’invenzione.
Antropometria è una serie di racconti in cui c’è sempre qualcosa di “improvviso” che arriva a sconvolgere le vite dei protagonsti, perchè questa scelta?
In un racconto non si ha modo di sviluppare in modo compiuto né i personaggi né la trama; per questo, ci si deve affidare alla forza dirompente di un evento imprevisto, che capovolge la vita delle persone. La letteratura parte sempre da un dramma – anche la commedia, che differisce dalla tragedia solo perché i personaggi alla fine arrivano ad una soluzione dei loro problemi; ma mentre nel romanzo è possibile graduare il climax, nel racconto è fisicamente impossibile farlo. La mia, dunque, è prima di tutto una scelta estetica, dettata dalla struttura del racconto. Questa scelta mi ha consentito, però, di sviluppare un tema che mi è particolarmente caro, che è quello della grazia improvvisa che raggiunge l’essere umano nei momenti più imprevisti.
Molto di ciò che accade ai tuoi personaggi parte dal corpo per svelare un’intimità molto profonda, o per parlarci di relazioni esterne ad esso, di forza e debolezza, di amore, malattia, del senso della vita. qual’è il filo sottile che lega i tuoi racconti?
Il filo conduttore di tutta la raccolta potrebbe essere il rapporto tra corpo e anima. All’inizio delle storie, i personaggi vivono in un mondo perfetto, caratterizzato da una sostanziale armonia tra esistenza fisica ed esistenza spirituale. Gli eventi imprevisti riguardano quasi sempre un cedimento dei corpi, che mette in luce la profondissima frattura, non solo culturale ma anche psicologica, tra fisicità e spiritualità – una caratteristica che è tipica soprattutto della cultura occidentale. I miei personaggi iniziano i racconti con un approccio “cartesiano” al mondo: la mente è seduta nella sala dei comandi e da lì controlla ogni cosa; il corpo è un mero contenitore. Poi, un cedimento improvviso – una malattia devastante, l’inaspettata comparsa di peli sulla pelle liscia di una donna in coma, un desiderio inspiegabile, la morte – li costringe a rivedere se stessi. I personaggi più fortunati arrivano a comprendere che è impossibile separare carnalità e razionalità: che il flusso tra mente e corpo è necessariamente bidirezionale. L’esistenza fisica produce il pensiero più di quanto il pensiero sia in grado di condizionare il corpo: sum ergo cogito.
Più di uno dei racconti è ambientato a Padova , la tua città: quanto del tuo quotidiano c’è in questo libro? Quanto dell’ambiente che ti circonda e del veneto in cui sei cresciuto?
Con una parentesi di cinque anni passati a Milano, vivo a Padova da quando sono nato. I luoghi determinano le persone; gli spazi, la conformazione dell’orizzonte, l’atmosfera che si repsira nelle piazze, nelle strade, nei bar, i rumori o i silenzi dei luoghi di lavoro e delle case non sono solo il contorno delle nostre vite, ma le forgiano in modo profondo. Le mie storie, nonostante presentino eventi in qualche modo eccezionali si svolgono in ambienti consueti: un McDonald, la metropolitana, un bar, un teatrino parrocchiale; questi sfondi forniscono la corretta prospettiva nella quale inquadrare le persone che spesso sono profondamente veneti – simili non alle maschere delle commedie dialettali, ma, piuttosto, alle persone con le quali parlo ogni giorno.
Qual è secondo te lo scopo della letteratura?
La letteratura dovrebbe ricordarsi di essere un’arte: i libri di intrattenimento hanno una loro ragione d’essere, ma stanno alla letteratura come una cartolina sta alla Gioconda. La letteratura deve trovare il coraggio di esercitare fino in fondo il sottile e misterioso potere dell’arte – un’alchimia inesprimibile che non può essere ricondotta a nessuna formula – perché l’arte è uno dei più potenti mezzi che l’uomo ha per conoscere il mondo che lo circonda, e ciò che si agita dentro di lui: la letteratura “vera” sta oltre la ragione e il sentimento, e rappresenta il modo migliore per avvicinare quel grandissimo mistero al quale abbiamo dato il semplice nome di “vita”.
(segue nell’articolo la rubrica “Pagine D’Autore” con la pubblicazione del racconto Futuro Anteriore. Questo il cappello della rubrica:
“Sei minuti, Non del tutto non per sempre, E’ di nuovo famiglia, L’urlo: questi alcuni dei titoli di Antropometria, il primo libro dell’autore padovano Paolo Zardi, di cui pubblichiamo il racconto Futuro Anteriore. Ogni racconto è una storia a sé, ma attraverso la lettura si scopre un filo conduttore di una forza e di un’umanità spiazzante “perché ogni storia ha senso se chi la vive scopre qualcosa – di sé, della vita – di imprevedibile, di sconosciuto”)