Antropometria, il vivere contemporaneo di Paolo Zardi – di Antonio Celano
Resta in gran parte nello stile la forza che anima la raccolta di racconti “Antropometria” (ed. Neo.) del patavino Paolo Zardi, trentenne ingegnere con il vizio della scrittura. Uno stile fatto di un ritmo preciso e intenso, sostenuto da dialoghi (seri o ironici) sempre molto convincenti, anche nel tono. Uno stile riconoscibile che è già il tratto di uno scrittore maturo, che si stenta a riconoscere invece per l’esordiente che è.
L’antropometria – lo si dice anche nel libro – è la misurazione essenzialmente quantitativa dell’uomo e delle sue componenti, ma pure, per Zardi, «di esistenze, di relazioni di micro mondi dentro cui ogni suo racconto si muove per coglierne le fratture, i cambiamenti, le trasformazioni inattese». E in realtà i suoi racconti sono come meccanismi molto ben congegnati all’interno dei quali deflagrano improvvisi (ecco il termine più giusto) i fatti e le svolte della vita. Mai rassicuranti.
I protagonisti delle storie possono somigliare, così – e non sempre in senso lato – a quegli strani manichini usati per i “crash test” mentre di loro si misurano gli urti e le ferite sul corpo e nell’anima. Colpi che sono destinati a trasmettersi dritti allo stomaco del lettore, disperanti, come nel racconto d’apertura “Sei minuti” oppure in “Futuro anteriore” o “Ai tempi del nulla”. Proprio perciò, nella scrittura di Paolo Zardi, si annida un potenziale pericolo. Perché, in realtà, l’antropometria vale ben poco qualora non serva a costruire un’antropologia. Così come i colpi inferti, e certe atmosfere poco rassicuranti, qualora restino fini al meccanismo narrativo, incapaci di uscire da una reiterazione alla quale il lettore stesso in breve potrebbe assuefarsi.
Però non parleremmo di Zardi se altre vie d’uscita non fossero già ben praticabili nella sua scrittura.È per questo che della raccolta si preferiscono le pagine, ad esempio, di “La lotta” o “L’urlo”. Racconti che, disposti i dati grezzi di untema,sono capaci di alzare lo sguardo oltre il compiacimento tecnico verso una lucida visione (che piaccia o no, non è questo il punto) del nostro vivere contemporaneo. In una lezione che possa incidersi nella mente e nella carne del lettore come dopo un incidente d’auto al quale si è miracolosamente scampati.