CONSIGLI DI VOLO PER BIPEDI PESANTI su IL MANIFESTO recensito da Fabiana Sargentini

Le parole che non ho scrittodi Fabiana Sargentini

Consigli di volo per bipedi pesanti di Alessandra Racca, Neo edizioni. Mi dicono fa dei reading. Mi dicono è comica. Mi dicono il suo sito si chiama la signora dei calzini. Leggo le prime pagine della sua raccolta e quasi mi commuovo. Vorrei averle scritte io quelle parole, quell’insieme di lettere una vicino all’altra, mi corrispondono sillaba dopo sillaba, verso dopo verso. Se vent’anni fa non avessi archiviato il capitolo scrittura come unica cosa fossi capace di (o portata a) fare, forse lo avrei scritto io questo libro.

Tant’è l’ha scritto lei. Faccio la classica ricerca su internet (ma raffazzonata, al volo, mentre sto un quarto d’ora di passaggio da mia madre e le parlo di questa cosa che mi incuriosisce): la vedo in carne e ossa, attraverso i pixel di un monitor, è buffa, spiritosa, allegra ma non troppo, perfettamente collimante con i suoi versi. Siamo già amiche. Ho iniziato a leggerla nella sala d’attesa di un consultorio, prima della mammografia annuale (superati i quaranta tocca). La cosa ha un suo senso. La Racca parla di amore come parlasse di noccioline, snocciola la sua ironia spalmandola di rosa, colla e sugo, sulle pieghe dei vestiti usati, nel sesso bianco di un pomeriggio estivo.

Le marmellate fatte di infantilismo cronico, i barattoli dei giochi da grandi, luoghi perfetti dove impazzire di voluttà, la riconoscenza senza riconoscimento, gli amori non corrisposti, quelli mai accaduti, i genitori prima di divenire genitori, le lettere mai date, i baci tutti, quelli belli e quelli brutti, il pene del crocifisso da guardare, la «N» che cresce e che diventa poi, la donna in un quadro di Picasso – come talea recisa in giorni liquidi aspettare che vita dal taglio rinasca – la tattica del silenzio, le scenate tra innamorati, la malinconia ha la forma del mio corpo, arredo la tua disperazione, sono l’amante che nulla chiede, il sospiro dell’amato, il gatto e il topo, la figurina desolata, le dimissioni da tutto – dalle parole, dai piedi, dal giorno, dalla domenica e dal conformismo, dall’essere nel tempo, dai passati amori, dalla delicatezza – amarsi nel calendario, ora fai l’amore con lei (la tappa dell’ossessione) – da quando non siamo più noi io mi sono fatta più io e tu più tu – il seme curativo, il desiderio piccolo di un figlio, il gioco dell’oca innamorata (in 15 tappe, in cui una stai ferma un turno).

Ci ritrovo tutto dentro: i surrealisti, il divertissement, il flusso di coscienza, le associazioni di parole (ma anche a delinquere), la morte, l’amicizia, la musica, l’inconscio, il sociale, il privato, le piccole cose e le grandi, i movimenti del corpo, le oscillazioni del cuore, i flussi e i reflussi, i serpenti a sonagli della vita, le delusioni, le disillusioni, la praticità e l’oblio, il senso e il significato, il dritto e il rovescio, la trama e l’ordito, la bellezza e la paura della bellezza, la bruttezza e il fascino della bruttezza, ciò che si desidera, ciò che si teme, ciò che si anela con tutte le forze, ciò che non si ha il coraggio nemmeno di sperare… È difficile parlare di poesia. Alessandra Racca dice sul suo blog di stare poco a suo agio nella parola «poeta»: invece si trova a casa nella definizione «signora dei calzini»… Andatela a trovare, vi aprirà la porta con cortesia, vi offrirà un caffè, sorriderà e riderà con voi, finché qualcun altro non arriverà a separarvi.

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