GRANDI MOMENTI di Franz Krauspenhaar + intervista su QUATTRORUOTE

Un romanzo “on the road”. Inseguendo i sogni con una 911 Turbo – di Magda Cervesato

Grandi momenti di passione per l’auto sono il cuore dell’ultimo romanzo di Franz Krauspenhaar, scrittore milanese di origine asburgiche votato ad auto d’annata, birra di qualità e parole sferzanti. Parole che Franco Scelsit, protagonista di “Grandi momenti” reduce da un infarto, spende soprattutto per tre macchine compagne di vita e di sogni: i suoi, che lo rincorrono durante l’anno della narrazione, ma che, addentrandoci nel libro, riescono a divenire anche nostri.

Franz, e mi appello alla sua duplice veste di romanziere e appassionato di macchine, perché l’automobile si presta come sfondo di tante storie del cinema e della letteratura, proprio come accade la protagonista di questo libro lungo le sue scorribande temporali, oltre che geografiche?

L’auto è il veicolo di trasporto di corpo e sentimenti, emozioni, voglia di figa e altro: nelle auto i rapinatori portano a compimento le loro rapine, i killer si spostano per mettere a segno i loro omicidi. Ci sono tantissimi esempi nella nostra arte letteraria e nel cinema. “Fino all’ultimo respiro” di Godard è la storia di un rapinatore, J. P. Belmondo, che fugge dalla giustizia sempre a bordo di un’auto. In “Bullit”, otto anni dopo, l’icona Steve McQueen, anche pilota, corre per le strade di San Francisco a bordo di una iconica Mustang preparata Shelby. Negli anno 40, “Detour” di Edward G. Ulmer presenta un “on the road” nel quale l’auto è sullo stesso piano del suo guidatore nello srotolare un chilometro dopo l’altro la strada di una completa rovina.

Le tre auto che si succedono nel romanzo sono dapprima una jaguar E-type del ’67, poi un’Alfa Romeo GT Junior del ’71 e, infine, la Porsche 911 Turbo del ’78. Parlando con un amico dopo l’acquisto di quest’ultima, Franco afferma: “si va dove ci aspettano i sogni”. Che è altro immaginario rispetto all’andare dove porta la macchina. Come se l’auto “giusta” fosse già là, pronta ad attenderci in una precisa fase della vita, come in una sorta di destino scritto: esisteva, e non resta che incontrarla. Qual è il doppio tracciato che Franco segue per recuperare il ritmo del suo cuore malato trovando allo stesso tempo l’auto adatta a riconciliarlo con quella che nel finale definisce “una strana pace che non gli dispiace”?

Franco Scelsit è uno scrittore che si ciba di immaginazione e di sogni da sempre. È il suo pasto nudo di sopravvivenza. L’auto, in questo romanzo, anzi l’auto vintage, è il modo più forte per Franco per mantenere la sua “quota di sogni” a un livello alto, come fosse un serbatoio di benzina per procedere nella vita. la Porsche è sempre stato il suo punto di arrivo, il suo sogno proibito; e, ora che il proibito è stato cancellato, rappresenta la possibilità, come direbbe Houellebecq, di “un’isola”.  È solo a bordo della 911 che Franco tenta una fuga dalla sua realtà oppressiva: prima verso l’aeroporto di Malpensa, per andare a New York; poi, rinunciato al viaggio, verso la Svizzera e forse la Germania.

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